Feste antico Egitto
Durante le epoche passate, le feste in Egitto si dividevano in due tipologie: “le feste astronomiche” ovvero quelle legate agli astri e le “feste dei tempi dell'anno” legate alle stagioni e spesso anche all’andamento delle piene del fiume Nilo.
Appartiene al primo gruppo la “festa di Sed”, ovvero i festeggiamenti del trentesimo anno di regno del faraone. Era una festa molto importante che simboleggiava la potenza del faraone e della sua dinastia. Questa festa prevedeva anche una prova fisica da parte del faraone che dimostrava in questo modo di essere virile e vigoroso, condizione necessaria per la prosperità del regno.
La “festa di Sed” deve il suo nome al termine con cui gli egizi indicavano la coda di un (toro o un leone (appunto chiamata “sed”) che rappresentava anche una parte dell'abbigliamento regale. Infatti, il vestito del faraone aveva una cintola che pendeva dalla parte posteriore della vita del re e simboleggiava la sua potenza.
La festa si componeva di tre diverse cerimonie. Nella prima si riproponeva l’incoronazione del faraone: egli era vestito con il caratteristici abito bianco che lo fasciava completamente lasciando scoperte solo la testa e le mani. Si ripeteva poi il rito della consegna delle corone dell’Alto Egitto e del Basso Egitto mentre siede alternativamente su due troni sotto altrettante cappelle.
La seconda parte della “festa di Sed” vedeva la partecipazione diretta delle sposa del faraone e dei suoi fili, simbolo della continuazione della dinastia e quindi anche della prolificità del regno.
Durante l’ultima e terza cerimonia della festa, infine, il faraone innalzava il pilastro detto “djied”, una colonna di pietra che simboleggiava la spina dorsale della dea Osiride. Questo gesto simboleggiava la forza e la stabilità del regno dell’impero e si ingraziava la protezione della dea per il futuro.
A conclusione della “festa di Sed” il faraone visitava i principali templi dell’Egitto e invocava quindi la protezione delle diverse divinità sul suo regno.
Una delle principali “feste dei tempi dell'anno” è la “festa di Opet”. Questa festa era dedicata alla divinità Amon, dio ariete di Tebe. Solo durante questa occasione annuale la celebre e veneratissima in Egitto triade tebana - composta dalle statue di Amon, la sposa Mut ed il figlio Khonsu - usciva dal tempio di Karnak e veniva portata nella Cappella del Sud del grande tempio di Luxor costruito proprio per la celebrazione di questa ricorrenza.
L’importanza della “festa di Opet” sta anche nel fatto che permetteva alle classi più umili e povere della popolazione dell’Egitto, che normalmente non avevano accesso al tempio, di vedere e adorare direttamente le divinità. Durante questo periodo in cui le statue erano fuori dal tempio, la popolazione le usava anche come oracolo e le cui risposte erano percepite in base all’oscillazione che esse avevano.
La “festa di Opet” durava in media undici giorni, anche se alcune fonti testimoniano che dal Nuovo Regno in poi questa festa durò ben ventisette giorni. Pare che le cerimonie per Amon iniziassero il XV giorno del secondo mese, chiamato “Paofi”, della stagione dell'inondazione, chiamata “Akhet”. Gli studiosi concordano con l’affermare che questo periodo corrispondeva al mese di settembre quando il Nilo raggiungeva l'apice della sua portata.
Le inondazioni sono molto importanti perché le tre statue della triade tebana erano poste ciascuna su una barca-sacrario, addobbata con simboli regali e flabelli processionali.
Innanzitutto si svolgevano dei riti di purificazione officiati dal faraone e poi si formava un corteo delle barche delle divinità seguite da quella del sovrano e precedute da sacerdoti che purificavano il suolo dove sarebbero dovute passare le divinità. Inizialmente le barche erano portata a spalla fino a che non si raggiungeva il pontile e venivano collocate sulla “barca fluviale di Amon” chiamata “Userhat” dotata di remi (e rematori) ed adatta alla navigazione fluviale.
In contemporanea al corte fluviale si svolgeva una processione formata dall'esercito, danzatori e sacerdotesse e risuonava nell’aria il suono dei tamburi e dei i sistri e del popolo plaudente che cantava canti per ringraziare gli dei.
Questa processione durava per tutto il percorso da Karnak a Luxor e nel frattempo gli dei ricevevano offerte sacrificali di ringraziamento.
La “festa di Opet” si concludeva con il rinnovo del “mistero del concepimento divino” nella “Camera della nascita” del tempio di Luxor.