Oasi di Feiran

Circondata da imponenti montagne, ravvivata da rocce granitiche colorate e sullo sfondo dal turchese del Mar Rosso, l’oasi di Feiran offre uno dei paesaggi più suggestivi e particolari di tutto l’Egitto.
L’oasi si trova nella penisola desertica del Sinai meridionale nel nord est dell’Egitto, a circa 120 kilometri da Sharm El Sheik sulla strada che unisce Suez alla capitale Il Cairo.
Feiran è una delle più importanti aree naturali dello stato egiziano: non è facile trovare una distesa di dodici mila palme (circa quattro kilometri quadrati), tra cui cresce anche della vite, in mezzo al deserto. L’eccezionale fertilità di questa zona è dovuta alla sua conformazione geologica: è infatti una vallata dove confluiscono le acque che scendono dalle montagne circostanti. Nell’area si coltivano anche grano, orzo, frumento, tamerici ma la produzione principale è quella di datteri.

Non è quindi un caso se l’oasi è conosciuta anche con il nome di “perla del Sinai”.
Inoltre nell’oasi vivono una grande varietà di uccelli e Feiran è una delle località più rinomate dell’Egitto per praticare il birdwatching poiché oltre alle specie che vivono stabilmente nell’area, vi sono molti uccelli migratori che transitano in particolari periodi dell’anno dal nord Europa verso il centro dell’Africa e viceversa.
L’oasi di Feiran è però molto importante anche da un punto di vista socio-storico: essa infatti è uno dei più antichi centri cristiani del Sinai. Qui si trovano le rovine di 12 vecchie chiese - addirittura gli archeologi hanno datato la costruzione di alcune di esse intorno al 400 d.C., collegandole al pellegrinaggio che molti monaci e fedeli erano soliti compiere tra il Monte Sinai e il Monastero di Santa Caterina.

È tradizione comune in Egitto indicare l’oasi di Feiran come il luogo dove Mosè e i suoi seguaci passarono durante il loro esodo verso la Terra Promessa e, sempre nell’area naturale, pare si trovi la pietra che secondo la Bibbia colpita da Mosè con il bastone cominciò a zampillare acqua fresca per dissetare i fedeli in fuga. Nell’oasi si trova anche il monte Tahoun da cui, secondo il Libro dell’Esodo del Vecchio Testamento della Bibbia, Mosè ha osservato la battaglia tra Ebrei e Amaleciti, popolazione biblica che viene ricordata coma la prima ad aver attaccato il popolo israelita. In cima alla montagna pare ci fosse una croce con i resti di una Chiesa.

L’importanza dell’oasi di Feiran per la religione cristiana si deve anche alla presenza di un antico convento – il Monastero delle Sette Ragazze. Esso è conosciuto anche con il nome di Monastero delle sette sorelle, Monastero di Feiran o Monastero di Mosè, Monastero delle sette monache o Monastero Dir Za'ir. È stato costruito nel IV secolo sul Monte Tahoun, pare nel punto dove Giosuè sconfisse Amalek, discendente ancestrale degli Amaleciti, mentre Mosè e Aronne lo sostenevano con la preghiera.
In realtà, alcune fonti storiche citano l’esistenza della comunità cristiana di Feiran fin dal II secolo (quindi prima della costruzione del monastero) e ci sono riferimenti ad anacoreti (i primi dei monaci) che vivevano nella zona nel 365 d. C.

La costruzione del monastero si sviluppa intorno ad un pozzo e a piccole abitazioni in pietra. Accanto al monastero di può visitare la vecchia sede del vescovo del Sinai che ha risieduto qui fino al VI secolo. Un recente scavo archeologico ha portato alla luce le fondazioni, parte del pavimento originario, al parete di una cappella interna e gli edifici che formavano la casa del vescovo.
L’oasi di Feiran nel libro della Genesi nella Bibbia è indicato come il posto il cui vagò Agar, dopo essere stata espulsa da Abramo dalla comunità cristiana.
Per raggiungere il monastero bisogna passeggiare lungo dei sentieri sterrati che costeggiano i resti di antiche tombe e palazzi e di antiche chiese bizantine.

Oggi il Monastero delle Sette Ragazze è sotto l’autorità del Monastero di Santa Caterina che si trova sul vicino Monte Sinai e la visita al convento è a pagamento – il ricavato è usato dalla comunità religiosa per l’assistenza alla popolazione locale.
Secondo un’antica tradizione cristiana (e islamica) è importante prendersi cura del prossimo e farlo gratuitamente e si narra che il monastero fosse la sede anche di antichi guaritori e ancora oggi qui si trova una clinica per la cura della popolazione.
Il 1 ° novembre 1994 la OEA (Organizzazione Antichità egiziano) ha chiesto di aggiungere questo alla lista dei monumenti UNESCO del Patrimonio dell’Umanità.